di Sara Tortorella
La passione per i motori, la velocità, obiettivi importanti da raggiungere dentro e fuori dalla pista. Parliamo di due tra i volti di punta dell'automobilismo femminile italiano, impegnate nei circuiti ma anche nel social(e) tra sostenibilità, campagne di supporto alla ricerca e sensibilizzazione: Vicky Piria, pilota di formula 3 attualmente tra le 18 pilote al mondo che gareggiano in W series e Rachele Somaschini, pilota di rally.
Due pilote che, iniziando un po’ per caso e un po’ per gioco, sono riuscite a fare della loro passione una professione. A dispetto dei luoghi comuni e in uno sport ancora prevalentemente al maschile, Vicky e Rachele incarnano infatti un role model che ci auguriamo avvicini sempre più ragazze al mondo delle corse automobilistiche.
Per capire quanta scienza ci sia in una corsa automobilistica, non occorre molta immaginazione: dai materiali altamente tecnologici utilizzati per i caschi e gli indumenti delle pilote, alle componenti elettroniche e meccaniche delle auto stesse, fino ai sofisticati sistemi di telemetria.
Chimica, ingegneria dei materiali, fisica, informatica e statistica: un vero e proprio laboratorio scientifico in pista!
Per questo, a dialogare con le pilote, in questo appuntamento del pre festival BergamoScienza abbiamo Andrea Nardi: Racing Compound Engineer di Pirelli.
Così come uno chef con gli ingredienti di una ricetta, Andrea si occupa di combinare sapientemente diversi ingredienti della mescola per ottenere la gomma dalle performance migliori.
Ma di che ingredienti parliamo quando parliamo di mescole? Dobbiamo immaginare tre macro-categorie di ingredienti: il polimero, propriamente definito come gomma (prima caucciù naturale, oggi più spesso composti di sintesi, anche e soprattutto nell’ottica della sostenibilità), che è una macromolecola costituita da un gran numero di molecole (i monomeri) uniti "a catena" mediante legami chimici; il filler, cioè cariche che servono ad aumentare le proprietà meccaniche delle mescole; il “pacchetto vulcanizzante”, cioè un mix di composti che serve a far sì che la gomma diventi solida, elastica, e più resistente alle variazioni di temperatura. Inizialmente, infatti, il polimero si presenta sotto forma di liquido ad altissima viscosità: grazie al pacchetto vulcanizzante si creano dei legami chimici che fanno da ponte tra le catene di polimero creando un vero e proprio reticolo stabile.
Oltre a questi ingredienti base possono poi esserci altre tipologie di polimeri chiamati plastificanti (resine o oli) che servono per creare le caratteristiche più adatte della mescola a seconda della tipologia di pista e del range di temperature, per esempio.
Tornando all'analogia culinaria potremmo dire che la nostra mescola è come un panettone: il polimero è l'impasto base, il filler i canditi, i plastificanti l'acqua da aggiungere all'impasto, il pacchetto vulcanizzante sono i lieviti e il forno stesso che cuocendo il panettone lo rendono compatto e fragrante: il tutto da mescolare in quantità a seconda del gusto degli ospiti...ovvero le pilote! Chiave in questo processo sono infatti le pilote e i piloti che danno dei feedback sulla performance della mescola. Dunque, l'abilità dei racing compound engineer come Andrea non è solo nello scegliere gli tipologia di polimero, il filler, il pacchetto vulcanizzante, quali e quanti plastificanti...ma anche nel tradurre la sensazione del pilota alla guida in correzioni alla formulazione della mescola.
Un giusto mix tra scienza e psicologia, potremmo dire. E tanta ricerca scientifica. Le sfide aperte per la ricerca sono infatti ancora tante: come adattare gli pneumatici alle auto elettriche? Come ottimizzare lo smaltimento e il riciclo degli pneumatici?
Ricerca che per fortuna poi dà i suoi frutti anche al di fuori delle piste, con applicazioni nella nostra vita quotidiana: dalle pavimentazioni dei parchi giochi nelle nostre città, fatte appunto di vecchie gomme tritate, alla fibra di carbonio originariamente utilizzata per F1 e che oggi troviamo in molti oggetti di uso quotidiano, al modo di gestire il pit stop, preso a modello dai team delle sale operatorie ospedaliere per la gestione dei momenti critici.*
La costante è dunque la passione, la multidisciplinarietà e la costante sinergia tra abilità sportive e ricerca scientifica...così lo sapete!
* https://www.focus.it/scienza/scienze/le-innovazioni-tecnologiche-della-formula-100329-1454
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Donne al volante, qual è la costante?